Stanchezza, ansia e debolezza: colpa della stagione?
Bellissima e sempre attesa, la primavera porta con sé anche cambiamenti sul nostro organismo, spesso impreparato ad affrontare la nuova stagione. Ecco che subito ci sentiamo spossati, stanchi o di malumore. Dal punto di vista di una persona che gode di uno stato di discreto “benessere” il cambio di stagione risulta faticoso, destabilizzante, si hanno problemi di sonno, di irritabilità. Non c’è una spiegazione precisa a tale fenomeno. Si ipotizza che la variazione delle ore di luce e di temperatura cui è esposto il nostro organismo possano determinare in alcune persone ansia, insonnia, irritabilità, in altre stanchezza, spossatezza, sonnolenza. Nel passaggio tra inverno e primavera ci sentiamo più affaticati e questo è il naturale effetto del numero maggiore di ore di luce a disposizione. Le variazioni climatiche di temperatura, umidità e pressione sono in grado di influenzare alcune sostanze chimiche (neurotrasmettitori) responsabili del nostro umore, primo tra tutti la serotonina. La luce inoltre regola il sistema nervoso centrale andando ad inibire di giorno la produzione di melatonina, la quale regola il ciclo sonno-veglia. Per questo durante queste settimane si sente spesso desiderio e necessità di dormire. Sono fenomeni normali che, in soggetti senza problematiche particolari, si risolvono solitamente in maniera spontanea nel giro di qualche settimana. Se questi malesseri si presentano in persone che godono di un equilibrio psicofisico figuriamoci cosa succede a persone che soffrono di disturbi dell’umore, che sono poi la categoria che più soffre per il repentino cambiamento climatico. E’ infatti esperienza piuttosto comune fra queste persone che i sintomi, fisici e psichici, si riacutizzino quando arriva la bella stagione.
Perché i disturbi dell’umore peggiorano in primavera?
Proprio perché in primavera iniziano a modificarsi due parametri fondamentali, luminosità e temperatura, che incidono direttamente sulla biochimica cerebrale e sull'attivazione psicofisiologica di tutte le persone, con effetti altamente soggettivi.
Chi soffre d’ansia ad esempio può risentire di questa aumentata attivazione reagendo molto intensamente e sfavorevolmente e subendo un complessivo peggioramento della sintomatologia.
Oltre a queste cause di natura fisica/organica c’è anche un altro motivo, di ordine psicologico, che fa peggiorare l’ansia nei cambi di stagione: l’ansioso tende a cercare costantemente un equilibrio che gli consenta di restare il più possibile tranquillo, equilibrio che di solito raggiunge evitando il più possibile le novità e gli stimoli che richiedano un riadattamento.
In primavera il clima diviene instabile, un giorno c’è il sole e fa caldo e il giorno seguente magari piove e fa freddo, e questo mette a dura prova l’equilibrio dell’ansioso che deve riadattarsi continuamente a condizioni che mutano e che si trova a fronteggiare stimoli fisici fastidiosi che possono innescare in lui reazioni ansiose soprattutto se tende ad essere molto concentrato sul proprio corpo e alle sensazioni che prova.
Cosa succede nel nostro corpo?
Dal punto di vista fisiologico l’aumento delle ore di luce e della sua intensità porta ad una maggiore produzione di cortisolo (il cosiddetto “ormone dello stress”) che l’organismo secerne per far fronte all’aumentato fabbisogno di energia che segue la fine dell’inverno e l'allungamento del periodo di luce giornaliero. Questa variazione può provocare conseguenze negative in tutte le persone, causando nervosismo, insonnia, inappetenza e sbalzi d’umore, ma provoca conseguenze peggiori in
chi già soffre di un disturbo ansios (e/o depressivo).
Proporzionalmente all’ esposizione alla luce solare oltre al cortisolo aumenta anche la produzione di melatonina e la quantità di serotonina in circolo, determinando variazioni biochimiche anche brusche che possono portare all’aumento dell’attivazione fisiologica che provoca maggiore disagio nei soggetti che soffrono di ansia.
Chi è più colpito?
Le persone la cui attivazione di base è già significativa reagiscono peggio delle altre alle alterazioni biochimiche indotte dal cambio di stagione, indipendentemente dal fatto che soffrano di un disturbo d'ansia.
Dal punto di vista psicologico ciò che incide è l'interpretazione che il soggetto dà dei fattori fisici che avvengono e dei loro effetti diretti sul corpo: l’aumento della luminosità, le variazioni dell’umidità, il caldo e il freddo che si alternano possono spaventare in particolare chi soffre di attacchi di panico e chi presenta sintomi ansiosi di natura respiratoria o pseudo-neurologici (vertigini, sensazione di testa gonfia/leggera, paura di svenire per abbassamento della pressione).
Come affrontare i cambi di stagione?
In linea generale chi si trova a disagio in questi momenti di passaggio può intervenire per quanto riguarda gli effetti di luce e temperatura:
- regolando la propria esposizione alla luce rendendola progressiva e utilizzando occhiali da sole nelle ore in cui l'illuminazione è per lui eccessivamente fastidiosa;
- indossando abiti che gli consentano di non accaldarsi eccessivamente e di prevenire l'innesco di quelle sensazioni fisiche che possono portarlo all'attacco di panico, ai giramenti di testa, all'impressione di svenire o di respirare male, che spesso sono direttamente legate all'aumento della temperatura percepita.
- per quanto riguarda l'alimentazione si dovrà cercare di limitare l'eccesso di calorie assunte quotidianamente. Sarà sufficiente consumare a intervalli regolari pasti piccoli e nutrienti a base di cereali integrali, carni magre, pesce, frutta e verdura, ridurre zuccheri raffinati e caffeina, non bere alcolici sono alcune delle regole da seguire. E un aiuto arriva dalla natura: la sindrome può essere contenuta con il magnesio, minerale utile negli stati di ansia e iperemotività, disponibile in commercio sotto forma di polvere o tavolette da assumere più volte al giorno. Da associare eventualmente, dietro consiglio di un esperto, a piante dall’ azione tonica ed energizzante, come il Ginseng.
E’ importante che chi soffre di un disturbo d’ansia non sottovaluti il fatto che una parte del suo malessere dipende anche da ciò che succede nel suo corpo, oltre che nella sua mente, e che quindi non c’è motivo di spaventarsi o di pensare ad un peggioramento stabile dell’ansia.
Chi non è ancora in terapia (psicologica e/o psicofarmacologica) può cogliere l’occasione per affrontare finalmente il problema e per chiedere aiuto ad uno psicologo senza rimandare ulteriormente.
Fonti: Comprendere i messaggi del nostri corpo di Jean Pierre Barral, Ed. Il punto di incontro,2015
Profilo: Angela Merangoli - Psicologa clinica
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