Obesità infantile: che ruolo giocano la pubblicità e lo stile di vita?
L'Obesità infantile
Una vera e propria epidemia di sovrappeso e obesità colpisce i nostri bambini: poco movimento, troppo tempo passato davanti alla televisione, merendine consumate a ripetizione. In Italia, più di 1 bambino su 3, fra i 6 e gli 11 anni, pesa troppo.
In particolare, il 12,3% dei bambini è obeso, mentre il 23,6% è in sovrappeso. Complessivamente oltre 1.100.000 bambini italiani ha un peso eccessivo rispetto alla propria altezza.
Inoltre, quasi 1 bambino su 2 abusa di Tv e videogiochi a scapito dell’attività fisica, che viene praticata adeguatamente solo da 1 bambino su 10.
Una parte di responsabilità è da imputare alle campagne pubblicitarie. Un articolo del New England Journal of Medicine denuncia, attraverso uno studio dell’Institute of Medicine sul marketing dei prodotti alimentari rivolto ai bambini e agli adolescenti, la significativa influenza della pubblicità sull’ aumento esponenziale dei casi di obesità infantile degli ultimi anni. Le aziende studiano minuziosamente i meccanismi psicologici che portano i bambini in età prescolare e le loro madri a scegliere un prodotto alimentare o un altro. Non si tratta altro che di marketing di prodotti non salutari, che i bambini farebbero molto meglio ad evitare. La pubblicità viaggia non più solo in TV ma anche attraverso la promozione di giocattoli, videogiochi, film e canzoni legate ai marchi. Tali pubblicità sono spesso direttamente rivolte ai bambini, investendoli di fatto del diritto di scegliere in prima persona cosa mangiare, e forse questo è il messaggio più pericoloso di tutti. Lo studio mostra che almeno il 30 per cento delle calorie nella dieta media infantile è costituito negli Stati Uniti da dolciumi, bibite gasate, spuntini salati e cibo da fast food. Dal 1994 le aziende alimentari hanno introdotto sul mercato 600 nuovi prodotti, dei quali solo uno su quattro era relativamente “salutare” (prodotti da forno, cibo per l’infanzia o acque minerali), mentre la metà era costituita da caramelle e gomme da masticare e un altro quarto da dolciumi e merendine salate. L’autoregolamentazione delle industrie è di facciata: si propongono caramelle alle vitamine, cereali “integrali”, merendine senza grassi saturi… ma pur sempre di dolciumi si tratta! E la promozione dello sport e di altre iniziative salutistiche, che parallelamente viene fatta dalle aziende alimentari, da sola non è sufficiente.
Si sa che mangiare troppo e non fare movimento è uno dei fattori di rischio maggiori per essere in sovrappeso anche in tenera età: negli ultimi decenni questo è infatti raddoppiato nei bambini di 6-11 anni e triplicato nei ragazzi di 12-19 anni; e insieme al sovrappeso giovanile è aumentato anche il diabete mellito.
I possibili meccanismi eziopatogenetici di obesità infantile sono:
- Fattori organici
- Fattori psicologici
- Fattori socio-ambientali
Da un punto di vista psicologico il cibo si carica di valori e simboli complessi (sociali, etnici, etici, religiosi) in ogni paese e in ogni cultura. Molti ragazzi obesi hanno una situazione familiare alterata. In particolare la madre gioca un ruolo dominante in famiglia, esercitando un naturale controllo sul figlio, ostacolandone lo sviluppo dell'autonomia e spesso stimolandolo a nutrirsi in modo eccessivo. Per queste madri la nutrizione acquisterebbe un valore emotivo configurandosi come un mezzo per esprimere il proprio affetto, per colmare i sensi di colpa verso i figli nei confronti dei quali si sentirebbero inadeguate. D'altro canto il bambino, che ha bisogni affettivi insoddisfatti a causa delle carenze materne, reagirebbe con una domanda crescente di cibo che rappresenta per lui compenso e conforto. La sua resistenza ad aderire ad un controllo alimentare potrebbe dipendere dal fatto che per lui questo significherebbe una grave perdita di sostituti compensatori e di regolatori dell'ansia. Oltre alle carenze affettive ci sono altri fattori che, alterando profondamente l'equilibrio emotivo, possono favorire l'insorgere e il persistere dell'obesità come i traumi emotivi e il disadattamento sociale.
Tra i fattori socio-ambientali si possono considerare importanti nella patogenesi dell'obesità:
- Attività extra scolastiche prevalentemente sedentarie.
Recenti studi epidemiologici hanno evidenziato come 3/4 dei ragazzi trascorra più di due ore al giorno davanti alla TV, mentre solo il 50 % degli adolescenti pratica uno sport con regolarità. - Basso livello socio-economico.
Anche questo parametro è rilevante nella patogenesi dell'obesità. Sembra infatti che l'apporto calorico sia più elevato nelle fasce di popolazione di basso livello socio-economico rispetto alle classi sociali superiori e inoltre la prevalenza di eccesso ponderale è significativamente maggiore in tali classi a basso tenore di vita.
Il rischio relativo per un bambino obeso di diventare un adulto obeso aumenta con l'età ed è direttamente proporzionale alla gravità dell'eccesso ponderale.
L’attività fisica è fondamentale per la crescita e lo sviluppo armonico del fisico del bambino. Tuttavia questo non significa semplicemente iscriverlo ad una qualsiasi attività per un paio di ore alla settimana, ma far entrare il movimento nelle abitudini quotidiane di tutta la famiglia, un’occasione per stare insieme in modo piacevole e divertente: solo così avrà una valenza educativa, perché il genitore sarà un modello positivo al quale ispirarsi. Attività fisica significa allora andare a scuola a piedi o in bici e, se è troppo lontana, parcheggiare l’auto un po’ distante, per avere la possibilità di camminare un po’ insieme; far incontrare i bambini a giocare al parco o in cortile (anche quando fa freddo!) e non sempre in casa a far merenda. Insomma basterebbe usare un po’ di buon senso educando i bambini al movimento e all'alimentazione sana senza demonizzare fast food e playstation ed intervenire in un'ottica preventiva promuovendo nelle scuole l'importanza dello sport e istituendo dei programmi di educazione alimentare.
Fonti: Obesità infantile. Non solo una questione di peso, Angelo Pietrobelli - SEEd – 2011- Bambini felici a dieta. Capire le cause dell'obesità infantile per prevenirla, Giorgio Donegani - Sprea Book - 2009
Profilo: Angela Merangoli - Psicologa clinica
Pagina: Psicologa Angela Merangoli
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