SIBO: quando il troppo stroppia!
Gonfiore addominale, dolori addominali frequenti, dispnea, alterazioni dell'alvo, flatulenza, anemia e carenze vitaminiche (B12 e D)? Avete provato ad eliminare latticini, glutine e fodmaps ma la situazione fatica a risolversi? Be allora conviene che continuate a leggere questo piccolo articolo.
I sintomi sopra citati, che possiamo definire aspecifici, sono solo una parte delle conseguenze intestinali ed extraintestinali della SIBO.
L'acronimo SIBO sta per Small intestine bacterial overgrowth ed identifica una condizione patologica caratterizzata da un aumento della concentrazione batterica nei tratti alti dell'intestino (duodeno e digiuno). In tale condizione si presenta un quantitativo di batteri di almeno 10^5 UFC (unità formanti colonie) ed una alterazione anche qualitativa della flora batterica. Infatti è presente una flora batterica di tipo colico a livello del piccolo intestino.
Distribuzione fisiologica della flora batterica a livello gastrointestinale
In condizioni fisiologiche il microbiota intestinale dell'uomo differisce a livello quantitativo e qualitativo lungo tutto il tratto gastrointestinale. A questa differenza si aggiunge una stratificazione orizzontale con presenza di diverse comunità microbiche nel lume intestinale, nello strato mucoso, nelle cripte e microrganismi aderenti alle cellule epiteliali.
La maggior parte dei batteri è localizzato a livello del colon. A tale livello si trovano circa 10^11-10^12 UFC. A livello dello stomaco invece il contenuto di batteri è quasi assente (0-10^2) per poi aumentare fino all'intestino distale. Nel duodeno, digiuno e ileo prossimale il contenuto batterico si aggira intorno a 10^2-10^3 UFC. Più ci si avvicina al colon e più il contenuto batterico aumenta; infatti nell'ileo distale sono presenti fino a 10^6 UFC.
La scarsità di batteri nello stomaco e nell'intestino prossimale è dovuto all'elevata presenza di sostanze corrosive come acidi gastrici, bile e secrezioni pancreatiche che rendono l'habitat inadatto allo sopravvivenza e alla proliferazione di questi microrganismi.
Il microbiota così distribuito svolge numerosissime funzioni benefiche; ma quando questo equilibrio si altera la situazione si complica; come accade appunto nella SIBO.
Sintomi
I sintomi sono vari e spesso aspecifici: gonfiore addominale, meteorismo, dolori addominali, dispnea, diarrea, malassorbimento vitaminico e anemia. La severità dei sintomi è soggetta ad ampie variazioni individuali in funzione dell'entità della contaminazione, delle specie batteriche implicate e dell'estensione del tratto gastrointestinale interessato.
Cause
le cause che possono determinare lo sviluppo della SIBO sono varie:
- Sindromi da ipomotilità intestinale con allungamento del tempo di transito intestinale;
- diverticoli duodeno digiunali;
- malattie infiammatorie croniche intestinali;
- condizioni chirurgiche (resezioni gastriche, vagotomie, resezioni ileocoliche con eliminazione della valvola ileocecale, bypass gastro intestinale, ecc)
- Gastrite atrofica;
- Inoltre anche la celiachia e l'intolleranza al lattosio sembrano associati, per motivi non ancora del tutto chiari, alla Sibo.
Quindi possiamo dire che tutte quelle condizioni che tendono a sopprimere le secrezioni gastro intestinali e che favoriscono il ristagno e la ridotta clearance intestinale sono alla base dello sviluppo della SIBO. Infatti si è osservato che il trattamento prolungato con IPP, che vanno a ridurre le secrezioni acide gastriche, favoriscono lo sviluppo di microrganismi colici a livello del piccolo intestino. Gli IPP (inibitori di pompa protonica) sono tra i farmaci maggiormente usati poichè vengono percepiti dal paziente come una "protezione per lo stomaco". Tale diffusione e facilità di consumo ha messo in luce uno dei maggiori effetti collaterali degli IPP quale appunto lo sviluppo della SIBO. E' stato riscontrato che all'aumentare del tempo di trattamento aumenta la percentuale di pazienti che sviluppano la SIBO fino ad arrivare al 70-75% dopo 5 anni di terapia continua.
Diagnosi
Per la diagnosi si preferisce usare test non invasivi quali gli H2 Breat test che misurano la concentrazione di idrogeno nell'aria espirata dopo assunzione di carboidrati che vengono fermentati dai batteri intestinali. I substrati più frequentemente utilizzati sono il glucosio e il lattulosio (glucosio breat test e lattulosio breat test).
Terapia
La terapia varia in base alla causa presente alla base come ad esempio, il primo passo, può essere la sospensione degli IPP. Tuttavia è stato riscontrato essere molto efficace la rifaximina polimorfo alfa alle dosi di 1200 mg/die (400mg per 3 somministrazioni al giorno) per 2 settimane. Gli effetti collaterali di tale antibiotico sono quasi assenti poiché meno dello 0,1% della dose orale viene assorbita.
AUTORE
Dr Giovanni Cortile, Dietista-Nutrizionista e Personal Fitness Trainer Issa Europa.
Video sull'argomento sul Canale YouTube "Giovanni Cortile":
Principale Bibliografia
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28078798
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed
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