Articolo-intervista a Riccardo Grandi: Mental Coaching per la preparazione agonistica nelle gare di Natural Bodybuilding
Ciao Riccardo piacere di risentirti e ben venuto in CorporeSano!
Ciao Mattia, innanzitutto ti ringrazio per avermi coinvolto in questa chiaccherata che mi darà modo di fare un po’ di chiarezza sulle cose che penso e che dico. Un po’ come svelare i “retroscena” del mio lavoro. Ci tengo inoltre ringraziarti per la visibilità sul tuo sito e le tue pagine che sono seguitissime.
Ti si conosce da un tempo relativamente breve, ma immagino che le fondamenta del tuo lavoro siano abbastanza più profonde della tua recente storia sul web. Da quanto tempo sei nel mondo del BB e da quanto tempo fai il preparatore?
Si, l’hai detto, sono sulla “breccia” da poco tempo, in quanto prima di divulgare la mia immagine su Facebook ero (e sicuramente lo sono anche ora) un perfetto sconosciuto. Sconosciuto nel senso che se vado in giro nessuno mi riconosce, e quindi risulto semplicemente UNO QUALUNQUE, specifico questo perché alle volte 200 like possono dare alla testa a qualcuno, e quindi ricordarsi questo permette di svegliarsi ogni giorno con la consapevolezza che se non ti dai da fare e non ti dai valore, nulla succede. Comunque sono sulla piazza dal 2014, quando Marco Bassi e Alessandro Cardaras hanno vinto il campionato Italiano sotto la guida mia e di Mario Civalleri, e da quel giorno tutto è cambiato. In realtà la prima persona in gara la portai circa 24 anni fa.
Spesso si leggono tuoi articoli o post che parlano di rapporto mente/cibo e gestione dello stress. Mi trovo molto in sintonia su questo tuo modo di ragionare, tant'è che ho voluto nel mio team la figura dello psicologo. Ma parliamo di te, da dove viene questo tuo modo inusuale quanto condivisibile di lavorare?
Io esco da uno stampo diverso da quello di tutti i miei colleghi. Non ho una formazione universitaria orientata ne campo delle scienze motorie, ma ho fatto una scuola di evoluzione personale e la formazione professionale all’ accademia di counselling della Peiffer foundation, quindi mi occupavo (e mi occupo) di gestione dello stress.
Ma che genere di problemi riscontri con gli atleti che approcciano alla gara?
Bè, a livello fisico l’obiettivo è quello di farli camminare, anzi correre, su quel filo invisibile che separa l’over reaching dall’over training, quindi il pericolo è di sovrallenamento e rotture, e dal profilo psicologico sicuramente è l’ansia da prestazione e la paura del giudizio altrui. Ce la farò? Cosa penseranno di me? Farò figuracce? Ecc…
Hai voglia di raccontarci un modo per poter gestire l’ansia da prestazione che sia fruibile per tutti?
Partendo dal presupposto che le emozioni sono il “pilota automatico”, ovvero sono guidate dall’inconscio, non possiamo dire “stai calmo” ad un nostro atleta che soffre di ansia da prestazione, in quanto così facendo agiremo sull’area conscia. Il metodo più semplice e rapido è sicuramente la respirazione che ha una doppia innervazione, sia volontaria che involontaria, infatti noi possiamo modificare volontariamente il nostro ritmo respiratorio, ma se ci addormentiamo andiamo avanti a respirare involontariamente. Quindi (giusto in 3 righe di una intervista) la respirazione diaframmatica aiuta tantissimo a gestire i momenti in cui la razionalità va a farsi benedire. Poi ci sono tanti altri modi, tra cui l’auto suggestione, ma vi posso rimandare a questi link di articoli che ho scritto per approfondire
- https://www.sustainablebb.com/single-post/2017/01/09/Schemi-mentali-che-trasformano-un-perdente-in-un-campione
- https://www.sustainablebb.com/single-post/2017/01/14/La-mente%E2%80%A6-mente-monumentalmente-bis
- https://www.sustainablebb.com/single-post/2017/01/24/Auto-sabotaggi-schemi-e-organizzazione-mentale-Articolo-3-di-4
Quindi lavori con la suggestione?
Partiamo dal presupposto che la mente è uno “spara balle cosmico a propulsione nucleare”, ovvero, ogni cosa che crediamo di noi stessi uscirà sempre più spesso, e man mano che escono le nostre credenze, ci crediamo sempre di più. Faccio un esempio semplicissimo: “sono troppo vecchio per farlo”, oppure “sono troppo impegnato”, ecc… Ma andando un po’ più a fondo, se uno crede dentro di sé di non essere all’ altezza perché nel tempo lo hanno fatto sentire tale in diverse occasioni, lui non si sentirà all’ altezza neanche se lo fosse. Si tratta di isolare il pensiero e di trasformarlo in positivo. Negli articoli sopra elencati ci sono degli esempi.
Come riesci a capire se l’atleta dice la verità o se te la stà “raccontando”?
Semplice intuito… i realtà non è così, quando ti “alleni” ad ascoltare gli schemi mentali depotenzianti che escono dalle parole delle persone riesci a capire quando uno se la sta (o te la sta) raccontando.
Una domanda importante. Spesso in questi casi ci si lascia coinvolgere, tu come fai a non assorbire le loro emozioni? Nel senso se uno piange in genere si tende a dispiacersi se non addirittura farsi venire gli occhi lucidi e rimanere coinvolti dalla loro situazione… come fai?
Ci sono percorsi e tecniche molteplici. Percorsi su se stessi. Una persona non può capire cosa prova l’altro in una determinata situazione se non l’ha provata. Una persona da sempre in forma non può capire il grado di frustrazione di un obeso e le emozioni che l’hanno generato. Quindi prima di tutto bisogna lavorare a livello psicologico sui propri temi personali e superare le proprie ansie e paure inconsce e poi si può lavorare sugli altri. Poi io utilizzo una tecnica quando una situazione di un cliente mi coinvolge, mi ripeto mentalmente FAI SCIVOLARE ADDOSSO e questa frase mi aiuta a distogliere l’emozione dal momento. Ovviamente poi ci lavoro sopra, perché se mi coinvolge mi riguarda.
Come lo stress può influire sulla prestazione fisica e cosa dovrebbe fare un preparatore per aiutare l'atleta a gestirlo? Agisci su dieta, allenamento o cosa principalmente?
Allora… immagina che lo stress sia un contenitore con una capienza ben precisa, e questo contenitore sia da riempire. Se la vita di tutti i giorni lo riempie al 50%, ed il nostro allenamento ne chiede il 60%, probabilmente l’anticamera dell’insuccesso è stata varcata andando in over training. Ovviamente la super compensazione è auspicabile, ma tutto dipende da quanto tempo si sta in “over”. Noi allenatori siamo portati a misurare lo stress metabolico e meccanico dell’allenamento, ma perdiamo di vista che lo stress può essere organico, sistemico, alimentare, linfatico, emozionale e mentale. Faccio un esempio: 6 allenamenti a settimana… un giorno spalle, uno dorso , l’altro gambe, poi braccia e l’ultimo petto… ma tutti i giorni sono: milza, surrenali, fegato, ecc… altro esempio: dire ad un body builder di fare bicicletta per asciugarsi, probabilmente lo fa ma lo detesta, dire ad un ciclista di andare in bici, praticamente ti ringrazia, ecco, questo cambio d’atteggiamento è quello che determina lo stress mentale ed emozionale, ovvero quello che penso e che provo di quello che faccio fa la differenza sul mio “sistema” stress. L’alimentazione ha un ruolo fondamentale sullo stress, può alzarlo e può abbassarlo, oppure può essere ininfluente perché il miglioramento da una parte crea un peggioramento dall’ altra. Spiegandomi meglio prendo per esempio il famoso IIFYM. L’alimentazione è uno stress, la semplice digestione di un alimento per il nostro corpo è uno stress. Ma se l’alimentazione rispecchia certi dettami biochimici, ecco che lo stress sistemico si abbassa creando una migliore digestione e assimilazione con conseguente miglior forza, massa, ecc…. ma se nel farlo il soggetto in esame si sente frustrato perché non soddisfa il suo lato “gusto” ecco che i livelli di stress mentale si elevano a dismisura rendendo inutili i cambiamenti alimentari o creando episodi di binge eating. Un altro esempio… educhiamo la nostra persona a costruirsi la sua alimentazione gustosa con qualità alta, e la stessa, per poter cucinare il tutto impiega una enormità di tempo rendendo frenetico il resto della giornata, così facendo lo stress mentale supererà di gran lunga il miglioramento del lato emotivo e sistemico. Per rispondere alla tua domanda. Alla luce di tutte queste variabili e molte altre ancora, agisco sull’educazione dell’atleta con piccoli passaggi e cambiamenti lenti e progressivi sia di alimentazione che d’allenamento… sono molto per le strategie KAIZEN.
Tempo fa pensai di creare (e sicuramente ci metterò presto mano) una sorta di diario, di analizzatore di stress da consegnare e far compilare ai miei ragazzi giorno dopo giorno, ti hai mai utilizzato metodi simili? Che limiti credi possa avere? Come fai a sapere se un atleta stà mentendo?
Io ho una applicazione mia creata appositamente con le mie direttive in cui il cliente deve segnare alimentazione, ore di sonno, qualità del sonno, acqua bevuta, circonferenza vita, peso corporeo, temperatura del corpo e frequenza cardiaca a riposo (questi ultimi 2 molto facoltativi), ciclo mestruale (per le donne). Ogni tabella d’allenamento deve avere una progressione dei carichi anche minuscola di settimana in settimana. Se tutti i parametri sono a posto e da un check all’altro NON c’è un minimo miglioramento, l’atleta mente… o meglio… l’atleta NON SA quello che dice. Una volta alla domanda “tutto bene?” mi è stato risposto che mai era andata meglio e dopo il check (disastroso) e una serie di domande mirate (sono un counsellor) è saltato fuori che il suo “mai andata meglio” era un sistema di difesa da una situazione sentimentale e di vita peggiore del check stesso. Ho elaborato un test di 50 domande per l’analisi degli stress che spaziano dalla vita sentimentale a quella sessuale a quella lavorativa al rapporto con se stessi. Io oramai ce l’ho in testa e mi esce spontanea, ma la fornisco ai miei allievi della scuola di preparatori e del Personal Food Coach spiegando come metterla in pratica e come gestirla.
Prima di concludere una piccola curiosità per i nostri lettori, tu prepari atleti esclusivamente natural?
Assolutamente si. Io SONO IN GRADO di preparare solo natural, quindi la mia non è solo scelta etica, ma anche ignoranza, o meglio, la mia ignoranza nel mondo del doping arriva proprio per la mia scelta etica. Il più, il mio brand SUSTAINABLE BODY BUILDING non avrebbe senso di esistere se ci fosse il doping, in quanto non trovo proprio nulla di sostenibile in tale pratica. Concludo ringraziandoti di tutto e sperando di rivederti presto di persona e augurandoti di proseguire al meglio il tuo lavoro di ricerca ma soprattutto di divulgazione sensata e sostenibile.
A prestissimo
AUTORE
Riccardo Grandi
Sito internet: www.sustainablebb.com
Creatore del progetto Sustainable Body Building SBB, è stato docente dei corsi di formazione di 1° e 2° livello NBFI/ACSI. Ideatore della prima e la sola scuola di preparatori di natural body building in Italia e docente della stessa. Ideatore e docente del progetto Personal Food Coach SBB. Negli ultimi 5 anni ha portato in gara 37 atleti totalizzando 10 primi posti, 26 secondi posti e 17 terzi posti tutti in gare NBFI, AINBB e FIBBN di cui 6 campioni italiani, 1 campione assoluto ed un vicecampione assoluto, un vice campione del mondo ed un terzo posto mondiale.
E' stato un piacere Riccardo, chissà quando ci rivedremo, mi auguro prestissimo anch'io. Un grosso in bocca al lupo per te e la tua scuola... e... VIVA IL LUPO! ( Non si sà mai 😉 )
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