Quello che devi sapere prima di fare una scelta
Alzi la mano chi di noi è senza rimpianti o pentimenti.
Come potrete facilmente notare facendo mente locale, la maggior parte delle scelte che compiamo nel nostro quotidiano non sono razionali e ponderate.
Diverse ricerche nell’ambito della psicologia sociale hanno mostrato come spesso non facciamo una ricerca esaustiva di ogni possibilità quando dobbiamo prendere una decisione. Molto spesso, piuttosto, facciamo ricorso, inconsapevolmente, ad alcune “scorciatoie” mentali, ovvero delle sorte di regole rapide ed efficienti che ci permettono di risolvere le situazioni di dubbio in men che non si dica. Esse permettono di costruire un’idea generica su un argomento senza effettuare troppi sforzi di pensiero.
Queste semplici ricette di scelta si chiamano euristiche, e purtroppo per noi, in molti casi sono inadeguate per la situazione o vengono impiegate male, conducendo così a giudizi errati.
Ma allora, perché siamo così masochisti da utilizzarle? Semplice, perché ci tolgono di mezzo le scelte in tempi brevi, prima ancora che i dubbi ci assalgano e ci creino problemi. Vivendo in un mondo in cui la quantità di informazioni che affrontiamo quotidianamente è ampissima, queste strategie diventano incredibilmente allettanti per il nostro cervello, che preferisce togliere di mezzo difficoltà e ambiguità.
Scopriamo allora quando e quanto le abbiamo usate, ma soprattutto quali.
Euristiche della disponibilità
È la regola per cui decidiamo sulla base del primo ricordo che ci viene in mente.
Decidiamo, insomma, sulla base di ciò che ricordiamo con più facilità. Come vi accorgerete facilmente pensandoci, ricordiamo più facilmente eventi negativi di quelli positivi: ecco perché questa regola è simpaticamente fuorviante.
Lo stesso accade per i ricordi più recenti: se abbiamo parlato 5 minuti fa di un tema che ci viene poi riproposto, entrerà in gioco un effetto di “priming”, per cui ne saremo influenzati. Pensate ancora a quanto possono influenzare i giornalisti su questo aspetto: se guardando il telegiornale veniamo sollecitati molto su un tema (es. cani che aggrediscono), non appena incontreremo una situazione che coinvolgerà il problema (incontro un rottweiler per strada) probabilmente ne saremo influenzati.
Questa euristica entra in gioco anche quando dobbiamo formulare giudizi su noi stessi. Per esempio: pensate di essere persone che si impongono facilmente sugli altri? Schwarz e colleghi hanno dimostrato che il vostro giudizio dipenderà da quanto sarà facile per voi recuperare ricordi di episodi in cui lo siete o non lo siete stati (ecco perché ciò che pensate di voi forse non è sempre esattamente condiviso da chi vi sta di fronte, che magari recupera ricordi opposti dei vostri comportamenti).
Euristica della rappresentatività
È la regola che si usa quando si cerca di capire se ci vada a genio o meno qualcosa di nuovo. Cosa facciamo? Semplicemente lo confrontiamo ad un “caso tipico” e valutiamo quanto ci assomigli.
Esempio? Giorgio è Italiano, è molto timido e riservato, molto servizievole, poco pragmatico, privo del senso della realtà e disinteressato alle persone. E’ più probabile che Giorgio sia un bibliotecario o un operaio, o la probabilità è la stessa nei due casi?
Soluzione: è più probabile che Giorgio sia un operaio, poiché gli operai sono molto più nemerosi dei bibliotecari; ma si tende a rispondere diversamente poiché si giudica che Giorgio presenta molte caratteristiche formano lo stereotipo del bibliotecario.
Euristica dell’ancoraggio e dell’accomodamento.
Nel valutare la probabilità che un evento accada spesso ci “ancoriamo” ad un dato numerico o un valore sulla base del quale plasmiamo un giudizio che poi si rivela matematicamente sbagliato.
Facciamo un esempio:
Alla roulette è uscito il rosso per 6 volte di seguito. E’ più probabile che al prossimo giro esca ancora il rosso o che esca il nero?
Soluzione: la probabilità è la stessa.
Ancoriamo i nostri giudizi sul mondo anche alle nostre esperienze ed osservazioni personali, anche quando siamo consapevoli che esse siano inconsuete. Per esempio, andiamo in un ristorante con 5 stelle su tripadvisor, consigliato anche da tutti i nostri amici. Purtroppo, la nostra tanto attesa cenetta si rivela un flop perché ci portano la bistecca bruciata. Nonostante siamo consapevoli che quello sia un caso di sfiga cosmica, purtroppo, non la faremo passare liscia al ristorante, che inseriremo nella nostra lista nera in cui non tornare più.
In sostanza, a partire dalle nostre singole ed uniche esperienze, tendiamo a generalizzare (quella volta è andata così = sarà sempre così). Questo è vero anche per le esperienze positive.
In sintesi, non decidiamo sempre consapevolmente e razionalmente.
Nel nostro cervello esistono diversi meccanismi, molti dei quali inconsapevoli, che guidano il nostro comportamento. Tutto questo è naturale, è comodo, è utile, è economico per il nostro quieto vivere, e nemmeno ci rendiamo conto che accade.
Di nuovo, per la maggior parte dei casi, questi meccanismi sono fisiologici; tuttavia, diversi studi hanno evidenziato alcuni casi in cui tali “scorciatoie” possono costituire un problema: ecco perché a volte vale la pena di imparare a scoprirsi un po’ di più, esplorando i processi del nostro funzionamento “automatico” ed inconsapevole.
Dott.ssa Elena Cernuschi – Psicologa dello Sport
Sito Internet: http://www.motivatamente.com/
E. Aronson, T. Wilson, R. Akert; Psicologia Sociale (2010). Il Mulino. pp 41-45
N . Schwarz et al. (1998); Ease of retrieval as information: another look at the availability heuristic; Journal of personality and social psychology. 61, pp. 195-202
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