Tiroide: un’alleata essenziale nello sport e nella vita
La tiroide è una ghiandola endocrina situata nella regione anteriore del collo (1).

Questa ghiandola sintetizza e secerne due ormoni fondamentali per la vita, la triiodotironina (T3) e la tiroxina (T4). Questi ricoprono un ruolo estremamente importante nel nostro corpo influenzandone e regolandone il metabolismo, l’attività cardiocircolatoria e respiratoria, lo sviluppo scheletrico, cerebrale e sessuale (2). In poche parole, non ci sarebbe vita senza tiroide.
La produzione degli ormoni tiroidei avviene all’interno delle cellule follicolari tiroidee, che riversano poi il proprio contenuto all’interno del torrente ematico. Sia la produzione che la secrezione degli ormoni tiroidei è regolata dal TSH, ormone ipofisario che stimola e positivamente direttamente l’attività tiroidea. Il TSH è a sua volta regolato dall’ormone ipotalamico TRH, andando a completare l’asse tiroide-ipofisi-ipotalamo. Questi tre organi si regolano tra loro attraverso dei fini meccanismi di feedback negativo e positivo.

Troppi ormoni tiroidei circolanti inibiscono l’attività ipofisaria e l’attività ipotalamica, viceversa un calo degli ormoni tiroidei stimola l’ipofisi e l’ipotalamo a produrre più TSH e TRH (2).
L’ormone T3 è quello definito metabolicamente attivo, responsabile della stragrande maggioranza degli effetti sistemici, l’ormone T4 invece viene trasformato in T3 dai tessuti in periferia, risultando quindi essere più un deposito ormonale che un ormone attivo (2).
Effetto degli ormoni tiroidei
- Regolazione del metabolismo corporeo: gli ormoni tiroidei incrementano le attività metaboliche di tutti i tessuti del nostro corpo. Il metabolismo glucidico, lipidico e proteico sono tutti stimolati dall’azione degli ormoni tiroidei. E’ incrementata la gluconeogenesi, la glicolisi, l’assorbimento dei carboidrati dal tratto intestinale e la secrezione insulinica. Viene favorita la sintesi proteica ed i lipidi vengono estratti e mobilizzati più facilmente dai depositi tissutali. Tutto questo è dovuto all’incremento del numero e dell’attività mitocondriale cellulare, il quale permette un aumento del metabolismo basale con conseguente aumento dell’utilizzo delle fonti energetiche (carboidrati, grassi e proteine), in tutte le cellule del nostro corpo (2).
- Regolazione dell’attività cardiovascolare e respiratoria: l’aumento dell’utilizzo delle fonti energetiche va di pari passo con l’incremento dell’uso delle riserve di ossigeno da parte dei tessuti del nostro corpo. Quest’aumentata necessità di ossigeno causa un incremento dell’attività cardiovascolare con un aumento della gittata sistolica e della frequenza cardiaca. Oltre all’attività cardiovascolare viene promossa anche quella polmonare, con aumento della frequenza ed intensità respiratoria (2).
- Regolazione della crescita ossea e muscolare: gli ormoni tiroidei sono essenziali per una corretta crescita dell’apparato scheletrico e muscolare. Gli effetti di un’alterata funzionalità tiroidea, se presente fin dalla tenera età, possono manifestarsi con un ritardo della crescita ossea e muscolare e, se insorge più avanti negli anni, con l’aumentato rischio di fratture e di osteoporosi (2).
- Regolazione dello sviluppo cerebrale: gli ormoni tiroidei sono fondamentali per il corretto sviluppo del sistema nervoso centrale. Questa funzione viene svolta principalmente durante la vita fetale e durante i primi anni di vita, motivo per il quale, da diversi anni, è stato introdotto lo screening della funzionalità tiroidea che viene svolto a tutti i bambini alla nascita (2).
- Regolazione dell’attività sessuale: alterazioni della funzionalità tiroidea possono manifestarsi con una diminuizione della libido in entrambi i sessi, impotenza nell’uomo ed alterazioni del ciclo mestruale nella donna, con amenorrea, menorraggia ed oligomenorrea (2).
- Regolazione della crescita fetale: per un corretto sviluppo del feto è necessario che la madre mantenga un’ottimale funzionalità tiroidea. Questo è un punto cruciale in quanto non è da molti anni che medici, ginecologi e madri hanno capito l’importanza della funzionalità tiroidea per portare a termine la gravidanza e non andare incontro a malformazioni fetali ed aborti spontanei, soprattutto nel primo trimestre (3).
Patologie della tiroide
Le principali patologie che possono colpire la tiroide possono essere suddivise in due grossi gruppi (3,4):
- malattie da alterata funzionalità e secrezione ormonale: ipotiroidismo ed ipertiroidismo
- malattie con degenerazione neoplastica benigna e maligna (non entreremo nel dettaglio di questa seconda famiglia).
Quando la tiroide “funziona” male possiamo trovarci di fronte a due quadri patologici opposti:
- Ipotiroidismo: diminuizione della funzionalità e secrezione tiroidea
- Ipertiroidismo: aumento della funzionalità e secrezione tiroidea
Ipotiroidismo
La principale causa di ipotiroidismo nella nostra popolazione è l’ipotiroidismo autoimmune, o tiroidite di Hashimoto. Questa malattia colpisce circa 1 uomo su 1000 e 4 donne su 1000, con il sesso femminile maggiormente predispotto come per altre malattie autoimmunitarie. L’età media alla diagnosi è attorno ai 60 anni ma sono sempre più comuni i casi diagnosticati in giovane età, questo anche per una maggiore attenzione dei pazienti e dei medici verso questa così frequente patologia (3,4).
L’ipotiroidismo autoimmune è dovuto ad un’alterazione del nostro sistema immunitario, il quale riconosce una parte del nostro corpo, in questo caso la tiroide, come una “minaccia” e qualcosa da colpire. Infatti la tiroidite di Hashimoto, in alcuni casi, si può accompagnare all’insorgenza di altre malattie autoimmunitare come il Diabete di tipo 1, la Celiachia, l’Anemia Perniciosa, la Vitiligine ed altre patologie più rare (3-5).
Altra causa di ipotiroidismo, estremamente importante soprattutto per i risvolti funzionali sull’accrescimento corporeo e cerebrale, è l’ipotiroidismo congenito. Ad oggi sappiamo che colpisce circa 1 neonato su 4000 e le cause non sono ancora del tutto note e le poche accertate riguardano alcune mutazioni di geni implicati nell’organogenesi della tiroide (3,4).
- Segni e sintomi: come riconoscerlo?
Per l’ipotiroidismo congenito fortunatamente oggi esiste lo screening gratuito ed obbligatorio che viene effettuato su tutti i neonati prelevando una goccia di sangue dal tallone.
Negli adulti il sintomo in assoluto più frequente riportato dai pazienti è l’astenia, una stanchezza cronica che inficia le normali attività quotidiane.
Non è la stanchezza tipica delle 22 dopo 8 ore di ufficio e 2 ore di palestra, ma è una stanchezza che ti impedisce di intraprendere le normali attività fisiche e cerebrali. Sport, studio, lavoro saranno tutti fortemente condizionati negativamente dall’assenza degli ormoni tiroidei che come abbiamo visto in precedenza fungono da innesco attivo per il nostro corpo. Altri sintomi e segni che si accompagnano spesso all’insorgenza dell’ipotiroidismo sono alterazioni del ciclo mestruale, alterazioni della funzionalità sessuale, possibile aumento del peso corporeo, sensazione di freddo ed alterazioni della pelle con secchezza cutanea e perdita del cuoio capelluto (3,4).
- Diagnosi e trattamento
La diagnosi si avvale in prima battuta di un’attenta anamnesi e visita medica eseguita dal vostro medico curante o direttamente dallo specialista endocrinologo, a seguire ci sarà l’analisi ematochimica del TSH, degli ormoni tiroidei circolanti e della ricerca degli autoanticorpi antitiroide, ed infine l’esecuzione di un’ecografia tiroidea per osservarne lo stato anatomico e la possibile presenza di noduli.
Il TSH è l’ormone prodotto dalla ipofisi deputato ad attivare e stimolare la tiroide. Se quest’ultima non è capace di funzionare adeguatamente, l’ipofisi si sforzerà di più e secernerà una quantità maggiore di TSH. Valori elevati di TSH e valori inferiori di ormoni tiroidei circolanti suggeriscono la presenza di un ipotiroidismo. A volte ci si può trovare anche solo di fronte ad un’elevazione del TSH senza diminuizione degli ormoni tiroidei, questa condizione viene definita ipotiroidismo subclinico, condizione che ad oggi si ritiene debba essere anch’essa trattata farmacologicamente.
Fino a pochi anni fa il valore limite superiore di TSH per diagnosticare l’ipotiroidismo si aggirava attorno ai 10 mIU/L, oggi è 5 mIU/L. Ad oggi però, è una consuetudine sempre più comune di molti specialisti endocrinologi utilizzare un cut off di 3 mIU/L, soprattutto se ci troviamo di fronte ad una giovane ragazza che per la sua età dovrebbe avere una tiroide attiva e funzionante con un TSH a maggior ragione ancora più basso e che riporta i sintomi tipici dell’ipotiroidismo, vedi astenia, difficoltà a concentrarsi nello studio, alterazioni del ciclo mestruale, e la presenza agli esami ematochimici della positività degli autoanticorpi specifici della tiroidite di Hashimoto.
Come abbiamo detto questa è una patologia autoimmune con un’alterazione del nostro sistema immunitario ed infatti per supportare la diagnosi di questa malattia vengono ricercati quelli che sono definiti gli autoanticorpi antitiroide: anticorpi anti-tireoperossidasi (TPOab); anticorpi antitireoglobulina (TgAb); anticorpi anti-recettori del TSH (TRAb). Attenzione che la ricerca di questi autoanticorpi funge solo da supporto per la diagnosi e non escludono ne’ accertano automaticamente da soli la presenza della malattia in quanto delle loro variazioni possono essere presenti sia in pazienti affetti che in soggetti sani (6).
Il trattamento consta nell’assumere una forma farmacologica dell’ormone normalmente prodotto dalla tiroide così da vicariarne la funzionalità. Sono diversi i presidi farmacologici ad oggi utilizzati, tra i quali il più noto, sicuro ed utilizzato Eutirox (levotiroxina), e sarà il vostro medico curante o lo specialista endocrinologo a suggerirvi quello più adatto a voi (3,4).
Ipertiroidismo
Sono diverse le cause di ipertiroidismo ma come per l’ipotiroidismo è una patologia autoimmunitaria a farla da padrone. La causa più frequente di ipertiroidismo è infatti la malattia di Basedow-Graves, patologia dovuta alla presenza di un autoanticorpo che legandosi al recettore del TSH, presente sulle cellule follicolari tiroidee, le attiva e le stimola a produrre più ormoni. E’ un autoanticorpo diverso da quello visto nella tiroidite di Hashimoto dove aveva solo un ruolo di accompagnamento alla malattia, nella malattia di Graves invece è il protagonista centrale (3-7).
La malattia di Graves colpisce circa il 2% delle donne ed ha un’incidenza dieci volte minore nell’uomo. Altra causa di ipertiroidismo è la presenza di uno o più noduli tiroidei iperfunzionanti che sfuggono al fine controllo dell’asse ipotalamo-ipofisario (3,4).
- Sintomi e segni: come riconoscerlo?
Tipicamente può essere presente un ingrossamento della tiroide, il cosiddetto gozzo tiroideo, che si può rendere manifesto o esteticamente per un allargamento del collo o per difficoltà alla deglutizione ed alla respirazione.

Può essere presente, in particolare nella malattia di Graves, un’oftalmopatia caratterizzata da una lieve protrusione verso l’esterno bilaterale del bulbo oculare che può determinare fastidi o disturbi della vista. Il paziente può riferire tachicardia, palpitazioni, calore, eccessiva sudorazione, agitazione, irritabilità nervosa e neuromuscolare, aumento della motilità gastrointestinale con diarrea, ed infine anche alterazioni mestruali e della sfera sessuale (3,4).
- Diagnosi e terapia
Come sempre un’attenta anamnesi ed una visita medica sono fondamentali. Agli esami del sangue sarà riscontrato un aumento degli ormoni tiroidei circolanti ed una diminuizione del TSH. Fondamentale sarà anche l’esecuzione di un’ecografia tiroidea che potrà mostrarci se ci troviamo di fronte ad un’iperfunzionalità generalizzata della tiroide come nel morbo di Graves, o a dei singoli o multipli noduli iperfunzionanti.
La terapia in prima battuta consta nell’assunzione di farmaci che inibiscono la funzionalità tiroidea, o parzialmente o del tutto (in questo caso sarà fondamentale affiancare a questi farmaci una supplementazione di ormone tiroideo). I farmaci maggiormente utilizzati sono il Propiltiouracile ed il Metimazolo. In seconda battuta potranno essere utilizzate sia una terapia chirurgica che una terapia con radioiodio marcato (lo iodio è essenziale per la tiroide nella produzione degli ormoni tiroidei e viene normalmente captato dalle cellule follicolari, se a questo aggiungiamo una molecola lievemente radioattiva, lo radioiodio avrà un’azione inibitoria nei confronti della tiroide). Sarà lo specialista endocrinologo, a seconda delle caratteristiche del paziente, ad indicare quale sia l’opzione più adatta al caso (3,4).
Tiroide e sport
Come abbiamo detto la tiroide è fondamentale nel corretto utilizzo delle fonti energetiche, nella sintesi proteica e nello sviluppo del tessuto osteo-muscolare, senza dimenticare tutti gli effetti che gli ormoni tiroidei hanno anche a livello del sistema nervoso centrale e sul tono dell’umore.
Qualunque alterazione della funzionalità della tiroide, sia in ipo che in iper, si riflette negativamente non solo sulla vita di tutti i giorni, ma ancora di più nelle attività sportive. E’ impensabile che un soggetto fortemente ipotiroideo od ipertiroideo possa condurre una vita sportiva normale senza subire forti contraccolpi sia a livello fisico che a livello nervoso. Gli ormoni tiroidei agendo sulle funzioni cardiovascolari, respiratorie e muscolari, favorendole od inibendole, sono un fattore capace di influenzare fortemente le nostre performance spotive.
E’ noto infatti come i soggetti ipotiroidei abbiano una bassa, se non minima, tolleranza allo sforzo fisico dovuto ad una diminuita riserva cardiovascolare, a una ridotta funzionalità polmonare ed ad una ridotta capacità nell’utilizzo dei substrati energetici (8). Tutto ciò è alterato anche nei soggetti ipertiroidei, in quanto una frequenza cardiaca elevata, una pressione arteriosa aumentata, un’eccessiva sudorazione ed una forte irritabilità neuromuscolare con crampi e fascicolazioni riducono notevolmente le possibili prestazioni sportive.
E’ consigliato quindi a chiunque accusi questi sintomi, soprattutto se insorti recentemente e se ci impediscono di ottenere adeguate performance sportive, eseguire un controllo della funzionalità tiroidea. Sarà il vostro medico curante o lo specialista endocrinologo che dopo un’attenta anamnesi e visita medica potrà scegliere quali esami prescrivervi. Spesso basta anche solo l’analisi ematochimica del TSH per avere un’idea parziale della vostra funzionalità tiroidea.
Prevenzione: dieta e sport influiscono sulla funzionalità tiroidea?
Una dieta equilibrata ed una sana attività fisica, oltre che avere svariati effetti benefici sul sistema cardiovascolare e sul nostro metabolismo, agiscono positivamente sulla funzionalità tiroidea. Lo stress a livello tissutale, provocato dall’esercizio fisico, determina un aumento dell’utilizzo da parte del nostro corpo degli ormoni tiroidei, essenziali per supportarlo durante l’attività fisica. Questo aumentato fabbisogno di ormone circolante ne provoca chiaramente un incrementato utilizzo diminuizione in circolo, facendo sì che l’ipofisi e la tiroide lavorino di più. Diversi studi hanno dimostrato che uno stress fisico prolungato provochi un’aumentata secrezione di TRH dall’ipotalamo, il quale a sua volta permette una maggiore secrezione di TSH dall’ipofisi. Allenamenti prolungati sono in grado di innalzare il livello ed il fabbisogno di ormone circolante favorendo la funzionalità tiroidea e i conseguenti effetti benefici a carico dell’organismo, senza mai provocare gli effetti tossici dell’ipertiroidismo.
A maggior ragione, gli effetti benefici dell’esercizio fisico sia sul metabolismo corporeo che sulla funzionalità tiroidea hanno ancora più importanza in tutti quei soggetti affetti da disfunzioni tiroidee. E’ fondamentale in questi soggetti trattare innanzitutto la patologia di base con la terapia più adeguata, e poi supportare il trattamento con uno stile di vita sano ed attività fisica regolare (9).
Come sempre anche una dieta sana, equilibrata e variegata può fare la sua parte. E’ noto infatti che la tiroide per funzionare correttamente ha strettamente bisogno dello iodio, componente essenziale degli ormoni tiroidei. Poco o troppo iodio modificano negativamente la funzionalità tiroidea provocando molto spesso ipotiroidismo e gozzi multinodulari. Il modo in assoluto migliore per assumerlo è come sempre dalla dieta. Cibi ricchi di iodio sono i pesci di mare ed i molluschi, buone quantità sono contenute anche in carne, uova, latte e vegetali. Ad oggi la fonte dietetica principale di iodio rimane il sale iodato, sale a cui viene aggiunto una corretta quantità di iodio. Se si assumono le giuste quantità di sale al giorno, non più di 5g/die, e si mantiene una dieta sana e variegata non si corre il rischio di non assumere le giuste quantità di iodio. In caso di deficit invece, che ricordiamo essere impossibile con una dieta normale e in assenza di patologie che possano alterarne l’assorbimento, possono essere assunti degli integratori. Questi ultimi devono sempre essere consigliati da personale medico affinchè si evitino casi di tossicità da iodio, impossibile con la dieta ma assolutamente possibile con l’uso ed abuso di integratori. Oltre allo iodio un altro elemento che può aiutare la nostra tiroide è il selenio, tra gli alimenti che più ne contengono troviamo il grano, crusca ed orzo. Consigli da parte di nutrizionisti qualificati possono sempre aiutarci nel migliorare il nostro corpo ed in questo caso la nostra funzionalità tiroidea.
Conclusioni:
La tiroide è un organo fondamentale per il nostro corpo e senza di questa non sarebbe possibile la vita. Questo organo assume ancora più importanza in tutti coloro che vogliono praticare un’attività fisica regolare, quest’ultima fondamentale ed assolutamente consigliata in tutti coloro affetti da disfunzioni tiroidee. Essere affetti da una patologia tiroidea non è assolutamente una controindicazione all’attività sportiva, anzi, quest’ultima deve sempre affiancare la terapia farmacologica che il vostro medico curante o lo specialista endocrinologo avranno scelto per voi.
Come sempre un team composto da medici, nutrizionisti e personal trainer qualificati non possono che migliorare la vita di tutti i giorni, lavorativa e sportiva, dei soggetti sani e dei pazienti affetti da disfunzioni tiroidee.
Per approfondimenti:
- Standring S. Gray's Anatomy: The Anatomical Basis of Clinical Practice. 41st Edition 2015
- Hall J. Guyton and Hall Textbook of Medical Physiology, 12e. 2011
- Melmed S. Williams Textbook of Endocrinology 13ed. 2015
- Kasper D. Harrison's principles of internal medicine. 19th Edition. 2015
- Tomer Y, Davies TF. Infection, thyroid disease, and autoimmunity. Endocr Rev 1993; 14:107120
- Salvi M, Fukazawa H, Bernard N, et al. Role of autoantibodies in the pathogenesis and association of endocrine autoimmune disorders. Endocr Rev 1988; 9:450466
- Rees Smith B, McLachlan SM, Furmaniak J. Autoantibodies to the thyrotropin receptor. Endocr Rev 1988; 9:106121.S
- Lankhaar JA, de Vries WR, Jansens JA, et al. Impact of overt and subclinical hypothyroidism on exercise tolerance: a systematic review. Res Q Exerc Sport 2014;85:365-89
- Refsum HE, Stromme SB. Serum thyroxine, triiodothyronine and thyroid stimulating hormone after prolonged heavy exercise. Scand J Clin Lab Invest 1979;39:455-9
Dott Luigi Di Filippo - Medico Chirurgo
Mail: luigidfp@gmail.com
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