Natural peaking – Intervista a Kristian Montevecchi ed Annalisa Ghirotti
Gli ultimi anni sono stati molto importanti per il mondo del fitness.
Sono stati fatti enormi passi avanti per quanto riguarda i metodi di allenamento e alimentazione, sia dal punto di vista della preparazione degli atleti alle competizioni di qualsiasi tipo, sia nel più comune campo del fitness e del “wellness”.
Siamo passati dalle logiche “old school”, fatte di estremismi dogmatici, con le quali solo poche persone geneticamente dotate e spesso farmacologicamente supportate riuscivano ad ottenere risultati di rilievo, a sistemi più equilibrati, più sani, più supportati dalla fisiologia e soprattutto alla portata di un pubblico più vasto di atleti ed appassionati.
Stiamo parlando dell’approccio flessibile alla dieta e all'allenamento: da costrizione, sofferenza e sacrificio sull’altare del risultato a stile di vita sostenibile, da “no pain no gain” a “keep it simple, stupid!”.
Alla luce di ciò, abbiamo voluto intervistare Annalisa Ghirotti e Kristian Montevecchi, ideatori del sistema Natural Peaking, nonché preparatori atletici alla guida di un team di atleti vincenti sia nel mondo del bodybuilding natural che del powerlifting che, con il loro lavoro di divulgazione, stanno contribuendo alla diffusione dai concetti di “flexible diet” e “smart training”.
In questa intervista, abbiamo posto loro molte domande sul Natural Peaking, focalizzandoci in particolare su alcune questioni molto interessanti che, come spesso accade, sono state male interpretate sui social. Abbiamo anche pensato di prendere esempi di atleti che sono stati al centro di molti dibattiti, analizzandone alcuni metodi e qualità per capire meglio cosa si celi dietro la loro preparazione ed il raggiungimento della Top Form.
Veniamo al “sodo”: ecco tutte le domande che abbiamo posto ad Annalisa e Kristian e le loro risposte.
Salve ragazzi, è un piacere potervi intervistare su degli argomenti così in “voga”, ma bando alle ciance , partiamo subito, la nostra prima domanda è molto generica, vorremmo sapere cosa è e cosa non è, il natural peaking?
“Ciao! Prima di tutto grazie per averci chiesto questa intervista per il vostro sito, ne siamo davvero onorati! Il Natural Peaking è un sistema strutturato e organizzato di ricomposizione corporea che ha come obiettivo il raggiungimento del picco di forma, ovvero di quella particolare condizione fisica in cui la massa muscolare è al suo apice e il corpo appare asciutto e definito con i muscoli belli pieni, striati e vascolarizzati. Il tutto è rigorosamente ottenuto senza uso di farmaci, senza estremismi alimentari, senza allenamenti massacranti e nel pieno rispetto della salute psicofisica. Il processo si basa sulla raccolta quotidiana di una serie di dati: macronutrienti, acqua, peso, misure corporee, temperatura, ore di sonno, qualità del sonno, durata e intensità dell’allenamento, etc… I dati sono fondamentali perché ogni decisione, dalla pianificazione del punto di partenza alle modifiche da apportare in corso d’opera, dipende dalla loro analisi sistematica. Natural Peaking in sostanza è un sistema di gestione e il principio di base di ogni sistema di gestione è che non puoi gestire ciò che non puoi misurare! Fare Natural Peaking pertanto non è difficile, però richiede un'organizzazione molto meticolosa e un’ottima capacità gestionale.”
Piccola parentesi, per chi non lo sapesse, Annalisa e Kristian, provengono da mondi diversi da quello del fitness: Annalisa è architetto e dottore di ricerca in ingegneria, Kristian è laureato in economia e specializzato in gestione aziendale. Natural Peaking nasce dall’applicazione in ambito sportivo delle loro competenze in materia di progettazione, pianificazione e controllo. In particolare il Natural Peaking è stato costruito sulla base del modello OPDCA observe-plan-do-check-act (Osserva Pianifica Fai Controlla Attua), da anni utilizzato con successo nel mondo del business.
Lo sviluppo del Natural Peaking ha richiesto 3 anni di lavoro. Prima di tutto per fare esperienza sul campo sotto la guida di un coach esperto come Michael Lipowski; in secondo luogo per tornare sui libri e studiare fisiologia e biochimica.
“Cosa NON è Natural Peaking… Beh, intanto per sciogliere subito ogni dubbio la prima cosa che vi diciamo è che Natural Peaking NON un sistema per aumentare la massa muscolare... Natural Peaking non c'entra nulla con l’ipertrofia! Come diciamo sempre ai nostri seminari, tutti possono raggiungere il livello di tiraggio di un bodybuilder. Tutti quelli che seguono un percorso fatto con logica possono dimagrire e tirarsi al massimo senza perdere muscolo. Non tutti invece possono diventare grossi. Tutti possono, ovviamente, mettere un po' di massa muscolare, per carità, ma costruire quei volumi che permettono di fare una gara ed essere competitivi è una cosa riservata a pochissime persone con caratteristiche genetiche molto precise. L’ipertrofia è come l’abbronzatura: se hai la pelle chiara, i capelli rossi e le lentiggini, non diventerai mai scuro!
In secondo luogo Natural Peaking non è un sistema rigido, nel senso che noi lavoriamo con range estremamente ampi e flessibili, per esempio nella determinazione dei macronutrienti piuttosto che nella modalità di allenamento, dei volumi, della frequenza… Le possibilità sono tante. Si tratta di saperle integrare, gestire e personalizzare sulle esigenze, limitazioni e preferenze del singolo. Tra le esigenze non vanno considerate solo quelle fisiche vere e proprie, ma anche quelle psicologiche e caratteriali.
Quindi il natural peaking non è il metodo rigido con il quale si mangiano tanti carboidrati e pochi grassi e ci si allena facendo solo Jump Set. Natural Peaking è un sistema molto più organico ed esteso, che va costruito sulla singola persona, applicando correttamente i principi dettati dalla fisiologia dell’alimentazione e dell’allenamento”.

Molto esauriente, passiamo più al dettaglio, abbiamo visto che portate atleti in gara in veramente STRACCIATI, ma quello che ci domandiamo è: conviene a tutti scendere a bodyfat (massa grassa) da gara? Dobbiamo valutare di fermarci prima qualora non fossimo interessati ad una competizione?
“Chiaramente a chi vuole fare una gara conviene, perché se non arriva a bodyfat da gara, non va in gara, o ci va poco competitivo. Chi non ha obiettivi agonistici invece può fermarsi quando vuole. Quindi no, non è necessario arrivare a bodyfat da gara. C'è chi si vuol fermare al 10%, chi al 12% chi all'8%... negli ultimi anni, per esempio, abbiamo iniziato a lavorare anche con molti atleti di altri sport, che non hanno necessità di arrivare al 5% di grasso corporeo. Però abbiamo notato come, lavorando bene e allenandosi in modo tale da migliorare la capacità ossidativa e la gestione dei carboidrati, anche le performance migliorino. Anche in sport come CrossFit, ciclismo, nuoto e calcio abbiamo visto persone fare trasformazioni corporee interessantissime e migliorare notevolmente le loro prestazioni. Questo perché, grazie all’alimentazione e ad alcuni aggiustamenti nell’allenamento, questi atleti si sono creati le condizioni per avere a disposizione una maggiore quantità di energia e per utilizzarla al meglio quando più ne hanno bisogno.
C'è anche un'altra questione. Partiamo sempre dal presupposto della Salute. Quello che fa regolare le nostre scelte con una persona è anche la sua risposta fisiologica. Se nel corso di un processo di Peaking una persona inizia ad avvertire sintomi di disagio o a manifestare dei segnali fisici, ad esempio la ragazza che va in amenorrea o che comunque inizia a manifestare un ciclo che irregolare, noi, indipendentemente dalla % di grasso corporeo raggiunta, la facciamo fermare, la facciamo risalire dal punto di vista calorico, la stabilizziamo e poi riprendiamo il percorso in un secondo momento.”
Bene, invece per quel che riguarda un argomento “scottante” ma diametralmente opposto, abbiamo visto che voi utilizzate moltissimo il RESET METABOLICO, del quale parlate ampiamente al seminario, in sostanza si incrementano le calorie che una persona ingerisce, ma quanto si può salire e quanto conviene salire negli anni con il reset metabolico caloricamente parlando?
“Anche qui si tratta solo di buon senso. Intanto partiamo dal presupposto che il reset metabolico è una questione di allenamento e non di alimentazione. Consiste sostanzialmente nell’allenare il corpo a migliorare la sua capacità di utilizzare le risorse energetiche, tramite la “costruzione” di tanti mitocondri belli, grossi e funzionanti che, grazie ad un adeguato apporto di carboidrati, lo portino a sprecare una quantità maggiore di energia sotto forma di calore. Il maggior apporto energetico con l’alimentazione arriva come conseguenza/affiancamento di questo graduale miglioramento della capacità ossidativa.
Quanto si possa salire con le calorie dipende da tanti fattori. Il primo è il morfotipo. Un endomorfo ovviemente potrà salire molto meno rispetto a un ectomorfo. Poi dipende dal tipo di sport praticato e dal lavoro che si fa. Ovviamente uno che scarica bancali tutto il giorno all’aperto e la sera fa crossfit, potrà permettersi di mangiare quantità di calorie molto più alte di uno che, magari si allena pesantemente, ma che sta tutto il giorno seduto in ufficio con l'aria condizionata..
In ogni caso, in una fase di reset in genere noi non andiamo oltre le 50 calorie per kg di massa magra, nel senso che se una persona ha bisogno di salire oltre le 50 calorie, probabilmente ha un problema di assimilazione, quindi è meglio che si faccia vedere da un gastroenterologo. Per questi casi agli atleti del nostro team forniamo la consulenza di un gastroenterologo con esperienza sportiva”.

Sempre riguardo al reset metabolico, sapreste dirci perché molti si lamentano che non funzioni? mi spiego meglio: molte persone raggiungono dei picchi calorici incredibili, magari prendendo molto peso, poi scalano di colpo le calorie e nonostante questo, perdono peso le prime 2-3 settimane e poi si fermano come se non ci fosse un deficit, come si può spiegare?
“Molto semplice. Il reset non funziona perché queste persone saltano completamente la sua fase più importante: il consolidamento! Il nostro corpo è un sistema omeostatico, Con il reset noi cerchiamo di portarlo da un vecchio equilibrio consolidato ad un nuovo equilibrio. Se il nostro corpo è andato in omeostasi a 2000 calorie e noi abbiamo bisogno di portarlo a 3000, intanto dobbiamo farlo molto gradualmente, altrimenti i sistemi di compensazione ci fermano prima facendoci ingrassare. Poi, una volta arrivati alle 3000 Kcal, dobbiamo lasciarlo fermo lì per fare in modo che questo nuovo stato diventi quello abituale, quello memorizzato dal sistema, dal cervello. Il consolidamento è una fase che richiede almeno 6 mesi, dico “almeno” perché poi dipende molto anche dalla provenienza. Ad esempio: una persona obesa, che magari viene da anni di chetogenica o low carb, può avere bisogno anche di un anno di stabilizzazione! Il segnale che ci fa capire che un soggetto è stabilizzato è quando con quelle 3000 calorie, a un certo punto, inizia a perdere peso o comunque inizia a perdere centimetri dalle circonferenze corporee più significative: girovita e coscia alta. Questa è una cosa che succede di solito d'estate perché è il periodo in cui aumentano i livelli di adiponectina e dal punto di vista ormonale siamo un po' più favoriti grazie al fatto che anche i livelli di testosterone e GH sono al massimo. Comunque il motivo è semplicemente questo: è la mancanza della stabilizzazione.
Una domanda un po' più “social”, molte persone paragonano il Natural Peaking alla dieta high carb - low fat, tanto che adesso nell'ambiente questi protocolli sono diventati approcci “alla natural peaking”, ma è solo questo il metodo o è ANCHE questo ? Perché in peaking si cerca di investire nei carboidrati tenendo i grassi al minimo?
“Beh, diciamo che di certo il Natural Peaking, rispetto a tutto quello che è andato di moda fino a poco tempo fa (chetogeniche, metaboliche, paleodiete), si può annoverare come un sistema low fat - high carb. In realtà, chi è venuto ad assistere al nostro seminario si è reso conto di quanto i valori che utilizziamo come riferimento per costruire un’alimentazione per il Peaking, possano essere tranquillamente ricompresi nel concetto di “dieta equilibrata”. Il problema nella comunicazione di oggi, soprattutto sui social, è che acquista effetto virale solo ciò che è estremo. Quindi basta un post dove si mostra un esempio di un “refeed day” nelle ultime settimane prima di una gara con 700 grammi di carboidrati e 10 grammi di grassi per etichettare il Natural Peaking come un metodo low fat-high carb estremo, quando in realtà non é cosi. La maggior parte di quelli che definiscono il Natural Peaking in questi termini parla per sentito dire perché non si è nemmeno presa il disturbo di assistere al nostro seminario. Se fossero venuti, infatti, avrebbero scoperto che le nostre indicazioni sulla ripartizione dei macronutrienti è molto flessibile e basata sul buon senso. Apporto proteico: il minimo necessario per evitare il catabolismo; Apporto glucidico: la maggiore quantità possibile che non interrompa il processo di lipolisi. Apporto lipidico: il minimo necessario per soddisfare le esigenze ormonali, l’assimilazione delle vitamine liposolubili e la palatabilità.
Il motivo per cui investiamo sui carboidrati invece che sui grassi è molto semplice: il glucosio ha un maggior spreco termico a livello mitocondriale, riempie i muscoli garantendo energia per l’allenamento e proteggendoli dal catabolismo, stimola l’insulina e, di conseguenza, la leptina e tutti i neuropeptidi deputati alla riduzione del senso di fame, mantiene attiva la tiroide, stimola la produzione di serotonina e glutatione… ci sembra più che sufficiente per considerarli il nutriente principale e fondamentale!
Per quanto riguarda i grassi negli ultimi 3 anni non abbiamo mai portato nessun atleta in gara con i grassi MEDI sopra i 40/45g, ma nemmeno sotto i 20/25 g. E’ chiaro che in off season la quota lipidica aumenta anche oltre al grammo per kg di peso corporeo così che l’apporto medio di grassi di lungo termine rientri comunque nei valori ottimali previsti da qualunque testo di nutrizione (20-25%).
Invece abbiamo saputo di preparatori che, dopo avere letto il post del refeed day a 10 grammi di grassi, pensando di avere capito tutto, hanno fatto stare i loro atleti per tre mesi a 10 grammi di grassi al giorno… ecco, questi sono estremismi inutili che, oltre a non dare alcun vantaggio, possono comportare problemi enormi per la salute! Inoltre mangiare per 3 mesi a 10g di grassi vuol dire ridurre la scelta degli alimenti a 5 cose in croce e non è questo quello che vogliamo. Il microbiota ed il sistema enzimatico hanno bisogno di varietà. Chi sostiene che il corpo funziona meglio se lo si abitua ad utilizzare solo pochi alimenti mente sapendo di mentire, oppure è incompetente.
Con il Natural Peaking ci sono dei giorni ON o REFEED nei quali si può scendere a 10-15 g di grassi, che però sono compensati con giorni OFF a grassi più alti oppure con giorni di “FAT REFEED”, utili per risensibilizzare i recettori adrenergici, in cui facciamo anche mangiare 80-90g di grassi, in prevalenza saturi e MCT, chiaramente con calorie e carboidrati molto bassi.

80/90 g di Refeed lipidico ?! Alla faccia di chi dice che il Natural Peaking tiene i grassi bassissimi! A proposito… parliamo di bulk: una volta raggiunta la condizione di Peaking come si gestisce il fading (passaggio da una condizione di deficit calorico ad una di normo/iper alimentazione)? Conviene buttarsi subito in un lean bulk (massa pulita) o investire in un reset metabolico?
“Il Fading nel Natural Peaking non comincia dopo che si è raggiunto il picco, ma qualche settimana o addirittura uno o due mesi prima. Il fading in pratica è una delle fasi fondamentali per il raggiungimento del picco! Natural Peaking è strutturato e organizzato in fasi: la partenza, la fase di transizione, la fase centrale, la fase di stallo (che va gestita adeguatamente), dopodiché c'è una fase che Klemczewski 20 anni fa chiamò di “costruzione metabolica”. Fading, reverse diet, reset metabolico... sono tutti nomi che sono stati dati successivamente da altri autori per ridefinire il concetto di costruzione metabolica già codificato da Klemczesky.
Con il Natural Peaking la fase di fading comincia nel momento in cui l’atleta raggiunge il livello di magrezza (o meglio… di rinsecchimento) che normalmente sarebbe considerato ideale per salire sul palco e fare una gara. Noi cerchiamo di raggiungere quella condizione con 4-8 settimane di anticipo rispetto alla data in cui abbiamo programmato il picco. Quindi iniziamo a “ricaricare” gradualmente aumentando le calorie ed i macronutrienti utilizzando pressappoco le stesse logiche che usiamo per il reset metabolico. La differenza è che partendo da una % di BF molto bassa e venendo da una lunga fase di ipocalorica, la risalita può essere fatta anche in modo più veloce
Nella maggior parte dei casi, a forza di piccoli incrementi delle quantità di cibo su base settimanale o anche giornaliera, i nostri atleti arrivano alla settimana della gara con un’assunzione calorica superiore a quella che avevano in off season. Tanto per citare un esempio celebre (visto che dopo c'è una domanda specifica) Simone Gibbin, che quando è venuto da noi al 21% di grasso mangiava 3500 calorie, la settimana della gara era al 5% e ne assumeva 3600. Chiaramente la ripartizione dei macro era un po’ diversa, ma erano sempre e comunque 3600 calorie.
Una volta raggiunto il picco, la fase fading può anche proseguire, ma in genere preferiamo non andare troppo su con le calorie. Simone Gibbin ad esempio lo abbiamo portato a 3900 Kcal. Un aspetto molto importante del fading post picco è la ricomposizione del rapporto tra i macronutrienti: in questa fase si aumentano i grassi, per riportarli a valori compatibili con un periodo di off season (0,7-1g per kg in base al morfotipo), si riportano le proteine a quantitativi più adeguati con un regime ipercalorico (1,8-2,2 g/kg LBM) e ovviamente si lascia il resto ai carboidrati.
Quanto incrementare in Off Season l’apporto calorico, il peso, la % di BF e il girovita dipende dalla durata della Off Season. Se un atleta vuole gareggiare anche l’anno dopo, ovviamente il fading dovrà essere più contenuto per evitargli di accumulare troppo grasso. In genere tendiamo a non far superare il peso di gara di oltre il 10%. Il Fading in questo caso ha il compito di facilitare il recupero dell’eventuale muscolo perso con la preparazione e di permettere il ripristino fisico e mentale in vista della nuova stagione. Per un Natural di media esperienza non è possibile in un’off season di soli 5-6 mesi, incrementare la massa muscolare. Caso diverso se invece abbiamo intenzione di costruire massa muscolare, in quel caso un natural se vuole avere un risultato evidente deve prolungare la fase di massa/fading per almeno 18 mesi, anche se l'ideale per un risultato ottimale sono 30 mesi. In questo caso si possono anche raggiungere livelli di grasso corporeo più alti. Tutti i migliori professionisti Natural da noi incontrati gareggiano per due anni consecutivi e poi si prendono un anno sabbatico per costruire nuova massa.
Avete testato questo programma di bulk/fading più prolungato su atleti che non gareggiano? Che risultati avete ottenuto?
Molti dei nostri atleti più rappresentativi sono in fase di fading prolungato. Anche noi in questo momento stiamo sperimentando un percorso di fading di 18 mesi con l’obiettivo di aumentare la massa muscolare, e lo stiamo facendo sotto la guida di Klemczesky per vedere come gestisce la situazione e imparare da lui. Per evitare di ingrassare troppo ci sono alcuni trucchetti come, per esempio, darsi un limite di body fat o un limite di circonferenza del girovita (o giro cosce per le donne) e, una volta raggiunto tale limite, fare un bel taglio di 500/600kcal e poi ricostruire gradualmente come a voler rifare un reset metabolico. Questo permette di avere ottimi risultati perché con il taglio immediatamente scendi di grasso corporeo senza perdere sostanzialmente muscolo, e questa risalita permette di mantenere comunque un buon livello energetico e ritornare alle calorie di prima, il più delle volte senza ritornare alla stessa % di grasso corporeo da cui è partito il taglio, o comunque ci vuole più tempo. In ogni caso, stiamo lavorando su questo aspetto, e probabilmente il nostro prossimo seminario parlerà anche di come gestire questa fase di costruzione muscolare”.

Beh, direi molto più che esaurienti! Non rimane che parlare della questione allenamento... Quali sono i principi cardine dell’allenamento per il Peaking?
“In peaking il principio cardine è di non perdere massa muscolare quindi noi dobbiamo cercare di allenare il corpo in modo tale da mantenere la massa muscolare, questo vuol dire evitare qualunque tipo di allenamento che possa portare alla distruzione o al danneggiamento dei tessuti In realtà l'allenamento non cambia molto rispetto a quello che facciamo fare normalmente, tranne il fatto che aumenta molto la densità, i riposi sono più ravvicinati o comunque si lavora sempre a battito cardiaco particolarmente alto, si utilizzano pochissimo, quasi per niente, le tecniche di intensità, e non si lavora mai a danno muscolare. Si mantiene una forte base di attivazione neurale con esercizi esplosivi, che di solito facciamo fare nella fase di riscaldamento. Per esplosivi si intendono, per chi li sa fare, strappi e slanci, per chi non li sa fare girate dal ginocchio piuttosto che snatch con manubrio singolo. Per chi sa usare le kettlebell inseriamo swing, snatch, double clean, american swing e via dicendo... Altrimenti i salti o tutto ciò che genera potenza. Quindi si lavora sulla forza e sull’attivazione con i grandi esercizi multiarticolari. I tre fondamentali del powerlifting (panca, squat, stacco) ed i tre fondamentali complementari (rematore, trazioni e press) sono sempre inseriti nella scheda!
Poi si abbina un lavoro di tipo metabolico che ha come funzione quello di aumentare la capacità del muscolo di ritenere maggiori quantità di glicogeno e, di conseguenza, di acqua. Ovviamente più ci si avvicina alla gara, più si utilizzano tecniche e modalità di allenamento che sono orientate al pumping, al riempimento del muscolo. Noi utilizziamo tanto il lavoro con i movimenti parziali, prima di tutto perché evita di danneggiare le fibre, poi perché il maggior numero di contrazioni che questo lavoro consente a parità di tempo sotto tensione stimola tantissimo il consumo di glicogeno. Quindi facciamo largo uso di tecniche come JReps, serie 21 (7+7+7), frattali, X reps. Usiamo molto anche i cambi di cadenza, nel senso che ci piace, all'interno dello stesso esercizio, fare una serie con una cadenza molto lenta (tipo 5 secondi in eccentrica e 3 in concentrica), per creare tensioni molto lunghe, farla seguire da una serie a cadenza molto più veloce (stile Branch Warren per intenderci) per cercare il massimo numero di contrazioni e concludere con una cadenza eccentrica controllata, un fermo e una concentrica accelerata per lavorare sull’attivazione. Giocare con tutti questi piccoli accorgimenti ci permette di andare a creare uno stimolo che dovrà portare la risposta muscolare verso l’obiettivo che ci siamo dati per quell’atleta specifico. Poi ovviamente ogni singola persona avrà una risposta diversa a questo tipo di stimolo e noi cercheremo di capire quali sono le modalità che ciascuno sente meglio, per poterle utilizzare nei momenti in cui servono, soprattutto vicino alla gara. Ogni atleta vicino alla gara ha un suo piano di lavoro che è stato costruito grazie all’esperienza di tutta la preparazione”.
Facciamo di nuovo un cambio di direzione, parliamo di un vostro atleta molto seguito sui social, parliamo della trasformazione di Simone Gibbin, la cui preparazione è stata interamente pubblicata sul sito del Project InVictu. Simone assume dei quantitativi di calorie impressionanti; possono tutti arrivare a questi livelli?
“Beh se tutti si allenassero e facessero lo stesso lavoro che fa Simone, direi proprio di si! - risate – E’ una battuta, ovviamente non tutti possono raggiungere questi livelli di calorie. Quando è venuto da me, Simone era sovrappeso perché, avendo fatto qualche stupidaggine alimentare in passato, si era disabituato a utilizzare i carboidrati. Inoltre mangiava troppi grassi rispetto al suo fabbisogno. Però è stato molto facile sbloccare il suo metabolismo, perché per fortuna il suo apporto calorico di mantenimento era già sufficientemente alto e non abbiamo dovuto fare alcun reset, se non una ricomposizione dei macronutrienti.
Simone inoltre fa un lavoro pesante che lo impegna tante ore al giorno, durante le quali è sempre in movimento e spesso sposta oggetti pesanti. Penso che solo al lavoro consumi un migliaio di calorie al giorno! E non lo dico giusto per dire… C'è stato un periodo lo scorso febbraio in cui si è fatto male a un dito e, dopo un mese di convalescenza a casa (durante il quale si è comunque sempre allenato), ha fatto per qualche tempo solo lavoro di ufficio… beh, in questo periodo è ingrassato subito! Abbiamo dovuto tagliargli quasi 1000 Kcal al giorno per evitare di farlo ingrassare ulteriormente. Una volta che ha ricominciato a lavorare con i suoi ritmi e le sue modalità abituali, ha iniziato a dimagrire ed abbiamo potuto gradualmente rialzare l’apporto calorico. La sua straordinaria capacità ossidativa è stimolata anche dal suo carattere e da un temperamento fortemente adrenalinico. Come sapete, l’adrenalina riveste un ruolo fondamentale nello stimolare l’ossidazione dei grassi! Pertanto, bisogna stare molto attenti ad utilizzare Simone come esempio, perché le persone poi vedono l'esempio e prendono le misure su quell'esempio, ma tutto va sempre contestualizzato sulla persona. E’ ovvio che chi fa un lavoro da scrivania o è uno studente che sta tutto il giorno seduto sui libri e poi va palestra ad allenarsi un paio di ore 4 volte la settimana, anche se dotato di un buon metabolismo, molto difficilmente riuscirà a ottenere i medesimi risultati di Simone con il suo stesso apporto calorico.”

Una domanda un po' più tecnica, se vogliamo, “sottile”… molti notano che al primo giro di cut (taglio calorico), magari venendo da una BF alta, la pelle ha un aspetto liscio e spesso invece che quello della classica “carta velina”. Cosa significa? Servono più giri bulk/cut o è solo che non siamo scesi abbastanza?
“La risposta come al solito è: dipende! L’aspetto piatto e liscio può essere provocato da diversi fattori. Il primo è che non siamo riusciti a eliminare tutto il grasso sottocutaneo. Ci sta, soprattutto le prime volte. Pertanto è vero che possono servire più giri, perché comunque a un certo punto, come abbiamo già detto, sopraggiungono dei “disconfort” tali da farci capire che non è il caso di proseguire con la fase di cut, ma è meglio risalire. Io stesso (Kristian) ho dovuto fare il ciclo 3 volte prima di raggiungere il mio migliore stato di forma. 3 volte significa 3 anni. Ai nostri cosri lo diciamo sempre: la qualità più importante di chi vuole ottenere un risultato eccellente in modo sano e naturale è la PAZIENZA!
Un aspetto piatto e liscio può essere anche dovuto a qualche errore nell'assunzione di sodio e potassio. Ad esempio chi segue diete iposodiche e/o assume troppo potassio, sia da integratori che da cibo, normalmente si presenta con la pelle “spessa” perché ha l'aldosterone altissimo e trattiene tanta acqua sottocutanea. A volte, per risolvere questo problema basta gradualmente aumentare l’apporto di acqua e di sale e verificare che non si stia assumendo troppo potassio, ad esempio perché si stanno mangiando troppe patate che ne contengono elevate quantità.
Infine c’è anche anche un altro aspetto da considerare: quando noi perdiamo massa grassa, l'adipocita si svuota di trigliceridi, ma richiama acqua dall'esterno, mantenendo la sua forma e dimensione e facendoci quindi sembrare grassi anche se i grassi li abbiamo ossidati. Per espellere quest'acqua possono essere necessari alcuni giorni, a volte anche alcune settimane. L’importante, in questa fase, che di solito avviene poco prima di raggiungere il picco, è non farsi prendere dal panico e mantenere i nervi saldi. Se l’alimentazione è stata calibrata correttamente, la definizione estrema non tarderà ad uscire. Per aiutarla utilizziamo alcuni trucchetti come gli allenamenti metabolici full body ad alta intensità, sauna e bagno turco, refeed iperglucidici prima di dormire e anche l’assunzione di una o due unità alcooliche sempre la sera, prima di coricarsi.
L'intervista finisce qua. Avendo giocato a fare il “giornalista”, vorrei concludere ringraziando, sia da parte mia che di tutto lo staff CorporeSano, Kristian ed Annalisa per il tempo che ci hanno concesso e per la loro infinita pazienza/disponibilità. Voglio anche scusarmi in anticipo con loro per i milioni di domande che riceveranno sui social e in privato a seguito di questo articolo… scusateci ma purtroppo, o per fortuna, fa parte del gioco 🙂 !

Tutto lo staff CorporeSano inoltre si congratula con voi per l'enorme lavoro di divulgazione che state svolgendo e vi augura un futuro sempre più roseo sia per i seminari, che per gli atleti che avete in preparazione, insomma, in bocca al lupo per tutto!
Per quanto riguarda i nostri cari e affezionati lettori, come sempre se avete domande vi invitiamo a scrivere nell'apposito gruppo facebook di Corporesano, dove qualcuno dello staff sarà sempre pronto a rispondere. Magari avremo anche l'onore di coinvolgere in questa conversazione qualche coach dello staff Natural Peaking o addirittura qualche atleta! Grazie per la lettura e fateci sapere cosa ne pensate di questo articolo, così magari in futuro potremmo intervistare qualcun altro di vostro gradimento 😉 !
Lasciamo per chi fosse interessato i link alla loro pagina facebook
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Per chi fosse interessato ad approfondire gli argomenti trattati, consigliamo vivamente il loro seminario, in cui si da molto spazio a questo e tanto altro
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