Perchè sparlano di te? Le funzioni psicologiche del pettegolezzo
Se quando ne siamo oggetto ci possiamo innervosire, quando giungiamo a conoscenza di informazioni nuove sulle vite degli altri siamo tendenzialmente curiosi e vogliamo saperne di più: si tratta del pettegolezzo.
Alcuni dicono che sia una pratica più femminile, alcuni dicono che sia sempre legato all’invidia ma ciò che è certo è che la tendenza a spettegolare è universale e presente, in maniera diversa, in tutte le culture. Chi fa parte di un gruppo e nega di partecipare attivamente o passivamente ai gossip, mente 😆
Che cos'è il pettegolezzo
Il pettegolezzo può essere definito come uno scambio di pacchetti informativi, solitamente circoscritti e definiti, che tendono a rimanere stabili nel loro nucleo centrale, nonostante il passaggio da un individuo a un altro. In generale, esso riguarda gli aspetti personali e privati dei soggetti di cui si parla.
La domanda che sorge quindi spontanea è...
Perché noi esseri umani abbiamo la naturale tendenza a parlare e scambiarci opinioni rispetto agli affari altrui?
La risposta sta nel fatto che innanzitutto siamo animali sociali, e quando siamo parte di un gruppo abbiamo bisogno continuamente di comunicare.
I gruppi, ovvero aggregazioni di individui legati ad un contesto o un obiettivo comune, si strutturano sulla base delle relazioni dei loro componenti e ciò avviene attraverso la comunicazione. Il bisogno di comunicare dei gruppi è talmente radicato che i membri di un gruppo si scambiano informazioni anche quando essi non sono necessari a raggiungere un determinato obiettivo prestabilito.
Il pettegolezzo si manifesta quindi quando non vi è nulla di importante di cui parlare, attraverso racconti e commenti benevoli o malevoli sugli altri membri di un gruppo.
A cosa serve il pettegolezzo?
Il gossip sembra una perdita di tempo, un esercizio di cattiveria o di superficialità e leggerezza.
In realtà esso ha delle funzioni che sono prevalentemente relazionali.
Tale pratica serve infatti a far crescere o mantenere rapporti interpersonali, a definire e veicolare una certa immagine dei membri di un gruppo, a rappresentare, rafforzare o modificare le posizioni sociali in termini di potere nel gruppo, a creare alleanze e coalizioni nei sottogruppi. Il pettegolezzo serve a “manipolare” e manovrare le relazioni in base a credenze spesso non verificate o verificabili.
Il pettegolezzo ha anche un valore normativo, perché la chiacchiera a volte costituisce una sorta di denuncia (es. inganni, violenza etc.) e comporta una conferma e rafforzamento di valori presso una comunità.
Ma quanto è vero ciò che viene riportato in un pettegolezzo?
Bartlett nel 1932 ha effettuato un test osservando come venivano elaborate e modificate le informazioni che passavano da un soggetto all’altro.
Quello che si è osservato, è il processo di formazione del pettegolezzo, che passa attraverso diverse fasi:
- Riduzione delle informazioni; la prima trasformazione del messaggio iniziale consiste in una riduzione drastica e immediata nel processo che coinvolge il passaggio della notizia tra le prime tre persone
- Accentuazione: un altro processo parallelo è quello dell’accentuazione; alcuni particolari comunicati dalla fonte della notizia tendono a scomparire, mentre altri diventano molto più salienti e dominanti
- Assimilazione; questo processo successivo comporta la conservazione di alcuni dettagli e la deformazione e l’omissione di altri elementi. Alcune modifiche rendono coerenti tutti i temi del pettegolezzo, altre comportano l’aggiunta di elementi informativi per completare il quadro.
- Rappresentazione stereotipata; l’assimilazione tendenzialmente comporta a una rappresentazione della situazione oggetto del pettegolezzo stereotipata. Raggiunge quindi una propria coerenza sulla base degli standard del gruppo di appartenenza.
Di norma la trasmissione del pettegolezzo è molto rapida, soprattutto se l’oggetto del pettegolezzo riguarda questioni importanti per i membri del gruppo o se coinvolge personaggi che occupano posizioni superiori nel gruppo. Tale rapidità e modalità di trasmissione è paragonabile ad un’epidemia in campo medico.
Un altro aspetto interessante riguarda il fatto che il pettegolezzo, pur essendo senza particolari fondamenti razionali pur non essendo direttamente verificabile è dato sempre come informazione altamente credibile e veritiera, come se fosse documentata. Spesso è proprio il fatto di non conoscerne la fonte a darne grande credibilità.
La credibilità stessa non diminuisce neanche se gli oggetti del pettegolezzo ne smentiscono il contenuto; anzi, tali azioni potrebbero amplificare la credibilità dello stesso.
Ecco perché, per combattere le dicerie, si è osservato che il sistema più efficace è quello di far circolare altre dicerie che smentiscano le prime o facciano passare le stesse in secondo piano.
Dott.ssa Elena Cernuschi - Psicologa Clinica e dello Sport
Sito internet: www.motivatamente.com
- Fondamenti di psicologia della comunicazione; Luigi Anolli; Il Mulino pp. 268-271
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