L’autoefficacia, un concetto essenziale in palestra
In ambito sportivo si parla spesso di autostima, e di come la mancanza della stessa abbia un peso notevole sui comportamenti. Anche nei discorsi da bar, capita spesso di sentir dire "quello lì è un insicuro...fa così perchè non ha fiducia in se stesso..."; "basterebbe essere più sicuri di sè per riuscire a..."
Persino il senso comune ci dice che è importante pensare di valere, di essere in grado di fronteggiare le sfide della vita.
Ma oggi non parliamo di autostima, che è un concetto molto ampio, ma di un concetto che spesso viene associato e confuso con questo, ed è quello dell'autoefficacia.
Che cos'è l'autoefficacia?
Per autoefficacia si intende la consapevolezza di essere capaci di riuscire ad affrontare specifiche attività, situazioni o aspetti del proprio funzionamento psicologico o sociale. In altre parole, è la percezione che abbiamo di noi stessi di sapere di essere in grado di fare, sentire, esprimere, essere o divenire qualcosa. (Bandura, 1982).
Non si tratta di una generica fiducia in se stessi, ma della convinzione di poter affrontare efficacemente determinate prove, di essere all’altezza di determinati eventi, di essere in grado di cimentarsi in alcune attività o di affrontare specifici.
Quindi, ogni volta che una persona deve fare qualcosa, disporrà di un particolare livello di autoefficacia rispetto a quel compito.
Visto che siamo in ambito sportivo: un atleta, ogni volta che deve fare un esercizio o una competizione, ha un livello di autoefficacia specifico rispetto a quell'attività, così come il neofita ha un suo livello di fiducia nel poter riuscire a seguire una dieta o un allenamento.
Perchè è importante l'autoefficacia?
Perchè l'autoefficacia influenza tantissimo il comportamento di una persona, in termini di pensieri e convinzioni (credenze), nel modo di interpretare e spiegare gli eventi (stili attributivi), nel valutare se stessi (autostima) e di conseguenza nel darsi degli obiettivi e decidere in quali compiti ingaggiarsi...
Le convinzioni di autoefficacia regolano, più nel dettaglio, processi cognitivi, motivazionali, decisionali ed emotivi (Bandura, 1997) e guidano le persone sia sul loro modo di pensare in termini di auto-rafforzamento o meno (perseverare in un compito per raggiungere un obiettivo o lasciar perdere), sulla qualità del loro benessere emotivo e sulla loro vulnerabilità allo stress ed alla depressione e sulle scelte che prendono di fronte a decisioni importanti (Bandura, Locke, 2003).
Sentirsi in grado di ottenere i risultati desiderati incentiva e spinge ad agire o a continuare a insistere di fronte alle difficoltà (Bandura, Locke, 2002).
Quindi... perchè è importante l'autoefficacia in palestra?
Perchè una persona che dispone di alta autoefficacia rispetto al proprio programma di allenamento, o la propria dieta sarà appunto più propensa a insistere, ad avere costanza, a perseverare di fronte alle difficoltà. Tenderà più facilmente ad avere un pensiero positivo rispetto ai propri obiettivi (se ti interessa il tema cerca i miei articoli precedenti), avvicinando a sè i successi desiderati.
In particolare, in ambito sportivo, alti livelli di auto efficacia:
- Influenzano significativamente la motivazione e performance degli atleti (Feltz, 1994), comportando maggiore concentrazione.
- Risultano determinanti sia in fase di preparazione e di allenamento, dove promuovono la costruzione e il perfezionamento della prestazione d’alto livello, sia in fase di gara, in quanto ottimizzano la scelta delle strategie, l’erogazione degli sforzi, e l’esecuzione e l’orchestrazione nelle diverse attività (Militello, 2005).
- Influenzano positivamente l’autoregolazione e il successo dell’atleta (Bandura, 1997; Feltz, Short, e Sullivan, 2007).
- Favoriscono la scelta di obiettivi stimolanti e sostengono l’impegno e lo sforzo anche quando i successi non si raggiungono facilmente o i fallimenti minacciano pericolosamente le aspettative di riuscita.
- Favoriscono la tolleranza alla fatica ed il controllo del dolore, così come un più rapido recupero dagli infortuni
Da cosa dipende l'autoefficacia? Da cosa dipende il nostro livello di fiducia nel poter raggiungere un obiettivo con successo?
Bandura, nel suo modello, ha identificato 4 tipologie di "fonti" dell'autoefficacia.
1. Esperienze dirette precedenti della persona: "in passato ho già svolto quel compito con successo quindi riuscirò anche questa volta" – Sono le esperienze precedenti di successo in un compito a rappresentare la fonte più importante del senso di autoefficacia. I fallimenti, al contrario, sono altamente debilitanti, soprattutto se avvengono prima che la convinzione sia consolidata.
2. Osservazione dell’operato degli altri percepiti come simili a sè: "se ci è riuscito lui, ce la posso fare anche io". Anche osservare modelli di successo aiuta la genesi dell'autoefficacia. L’osservazione di modelli sviluppa e rafforza l’autoefficacia mediante l’acquisizione di strategie d’azione e di informazioni rilevanti per affrontare il compito. Essa è tanto più influente quanto più il modello è simile e vicino a se stessi e quanto più le operazioni che portano al risultato desiderato sono chiare nella loro sequenza ed articolazione. Ecco perchè vedere video o foto di persone che mostrano i loro risultati (soprattutto nei prima e dopo) è incoraggiante.
3. Venire persuasi da altri di essere all’altezza delle situazioni: "se il coach mi dice che ce la posso fare, ci credo" – Avere qualcuno che ci convinca di possedere le abilità necessarie al raggiungimento di specifici obiettivi o per il superamento di determinate difficoltà, influisce sull'autoefficacia. Ciò avviene in misura proporzionale alla credibilità di chi ci fa i complimenti. Se una persona viene persuasa di poter raggiungere l’obiettivo prefissato, intensificherà lo sforzo e sarà maggiormente perseverante rispetto a quelli che non ricevono lo stesso incoraggiamento quando incontrano difficoltà (Bandura, 1997, 2000).
4. Controllo della tensione interna e delle emozioni: "sono in ansia, quindi non ci riuscirò!","sono in ottima forma, ho l'energia giusta per farcela"– Le persone vengono influenzate anche dai propri stati emotivi e fisici nella valutazione delle proprie capacità. Di fronte a stati di tensione, ansia e depressione, esse possono interpretarle come segnali di difficoltà, e di conseguenza avvertirsi come poco in grado di affrontare un compito. Tendenzialmente le persone pensano di poter eseguire prestazioni migliori quando non sono tese e non percepiscono agitazione. Queste sensazioni non sono di per sé indici dell’efficacia personale, ma influiscono sullo stesso dopo essere state interpretate dalla persona (Bandura, 2000a).
Cosa può fare un PT se si accorge che il proprio atleta ha una bassa autoefficacia?
Baraldo e Bortoli (2004), hanno fornito alcune importanti indicazioni che ogni allenatore dovrebbe seguire per aumentare l'autoefficacia di un atleta, tra cui:
- Fornire indicazioni in modo frequente in una prima fase di apprendimento o quando il compito non è stato compreso.
- Fornire istruzioni in positivo.
- Coinvolgere l’atleta con domande volte ad analizzare e discutere la prestazione propria o di un compagno.
- Utilizzare incoraggiamenti per innalzare la motivazione.
- Mostrare video di successo di sportivi che possono essere percepiti come simili dal proprio atleta
Cosa fare se come atleti ci si rende conto di avere scarsa autoefficacia?
Oltre a lavorare sulle fonti indicate sopra, e a chiedere un supporto del proprio coach, è possibile affidarsi ad uno psicologo dello sport che con opportune tecniche aiuterà l'incremento di questo fattore essenziale del successo.
Dott.ssa Elena Cernuschi– Psicologa Clinica e dello Sport
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